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Una foto, una storia

Affresco “a sorpresa”


In un piccolo paese, di cui non dirò, dell’alta Toscana mi è capitato di entrare in un vecchio nobile palazzo dall’aspetto, per così dire, trasandato.

Al suo interno avevano allestito una mostra temporanea di espressioni visive, e l’ingresso era libero e non sorvegliato. Appena dentro, la percezione di semiabbandono era avvertibile. Calcinacci e sporco evidente erano già presenti nell’ambiente che per primo accoglie chi entra. Spostandomi da una stanza all’altra, la poca cura di questo edificio veniva costantemente confermata da pareti rovinate, infissi logori o cadenti, ragnatele e tracce di piccoli atti vandalici un po’ ovunque.

Il palazzo vantava diversi piani, ed uno scalone “nobile” che li collegava. Salendo, le condizioni generali non miglioravano, anzi. Seppur usate per manifestazioni pubbliche, le varie stanze si presentavano come luoghi a cui era stato sottratto il valore. In contrasto con tale situazione, erano stati montati pannelli, ed anche teche, per offrire una più fruibile visione del materiale esposto, ma con un carente impianto di illuminazione.

Non tutte le numerose stanze del palazzo era state adibite ad accogliere il materiale della mostra, ma molte di queste presentavano pareti e soffitti affrescati, segno di un importante passato.

Non nascondo il filo di tristezza percepito nel muovermi fra l’una e l’altra, in qualche caso nella penombra perché le imposte delle finestre di alcuni locali erano state parzialmente chiuse.

Entrando nell’ennesima stanza ben poco illuminata, una piccola sorpresa: leggiadre figure, dalle dimensioni contenute, cercavano da sole di rendere viva la parete dove erano state dipinte, singolarmente senza altro attorno e su sfondo monocromatico, una per ogni lato della stanza stessa.

I colori erano delicati, ed il movimento del corpo suggerito elegante. Una, in particolare, sembrava sforzarsi per riuscire a farsi notare, chiedendo alla poca luce di concentrarsi su di lei.

Uno sguardo durato qualche attimo per dare soddisfazione a quell’intento, un languido pensiero quasi fosse un saluto. Qualche passo per uscire e continuare la visita.

Chissà perché giorni dopo, spontaneamente nella mia memoria si è presentato il ricordo di quella visione, la visione di un piccolo affresco “a sorpresa”.