L’arte contemporanea è qualcosa che, spesso, non permette una lettura facile ed immediata. E ciò non sempre è effettivamente possibile. A diversi artisti, evidentemente, piace essere volutamente troppo criptici con le loro opere, ed il pubblico, di fronte a queste, non sempre riesce a nascondere la perplessità.

Anch’io mi schiero dalla parte di chi vuole essere cauto nel riconoscere, o meno, valore all’operato artistico della contemporaneità. In molti casi faccio fatica a trovare il nesso fra certi manufatti e ciò che questi dovrebbero rappresentare, o il messaggio che vorrebbero trasmettere. Frequentemente, lo confesso, l’operazione di attribuzione di un significato da parte del creatore alla propria opera mi sembra un’avvertibile forzatura, quasi una presa in giro.

Può essere che appartenga al gruppo degli “insensibili”, o degli impreparati, come si viene definiti.

Quando ho l’occasione di visitare una mostra d’arte moderna o, meglio ancora, contemporanea, istintivamente sono spinto ad osservare il comportamento degli altri visitatori al cospetto di opere dalla non facile lettura. Non è infrequente cogliere il loro disorientamento nel tentativo di abbinare all’opera il titolo con cui questa viene presentata, o il contenuto del testo sull’eventuale scheda accompagnatrice. In certi momenti, anche se solo per qualche istante, sembra di assistere ad una piccola rappresentazione teatrale estemporanea e del tutto spontanea, spesso divertente.

Comunque sia, ciascuno è libero di esprimersi come crede, riconoscendo, però, la libertà a tutti di riservarsi di valutare, secondo il proprio sentire, dell’opera artistica le sue potenzialità e la sua efficacia comunicativa.

Se non capisci, se si tratta di arte moderna e contemporanea, non è così vero che sei stupido.