Il campo allestito per la tosatura, comprendente i recinti, le postazioni di taglio ed il punto di raccolta delle pecore ormai lavorate.
Le pecore radunate in un recinto vengono convogliate in uno stretto corridoio, la cui funzione è quella di far giungere facilmente gli animali, uno alla volta, alle piattaforme di taglio.
Ma le pecore, ovviamente, continuano a ricoprirsi di lana, ogni anno. Se non tosate, il loro manto creerebbe problemi di salute anche seri a questi animali. I pastori parlano di parassitosi, di varie malattie della pelle ma anche di polmoniti derivate dalla grossa difficoltà che ha la lana, se folta, di asciugarsi quando in inverno si bagna, e tanto altro ancora.
“Bisognerebbe tosarle due volte all’anno” dice Mario, un pastore vicino ai settant’anni che da quasi cinquanta passa le sue estati nella pianura lodigiana, portando in transumanza il suo gregge.
“Non lo faccio più perché non lo posso più fare. Costa troppo”, si lamenta. “E la lana non rende nulla, anzi si è trasformata in un costo perché deve essere smaltita in modo corretto e, spesso, viene bruciata negli inceneritori. Che tempi!”.
Le postazioni di tosatura sono organizzate in modo razionale, agevolando così la velocità e la precisione del lavoro. Da notare la fasciatura di sospensione elastica che aiuta l’operatore a non danneggiare la propria schiena, sorreggendolo e permettendogli di scaricare le tensioni muscolari negative.
IL lavoro procede rapido, senza grossi intoppi. Le pecore, allineate all’interno di uno stretto corridoio metallico sopraelevato, attendono il loro turno di tosatura.
E si, Mario, Vincenzo, Antonio ed altri pastori incontrati nella pianura lombarda ripetono sempre la stessa cosa: “dobbiamo accontentarci di una sola tosatura all’anno, e sperare che la fortuna ci assista”. E, allora, in primavera per ciascun gregge si organizza questo evento. Ormai il singolo pastore non è più in grado di occuparsi anche di questa operazione; gli animali che ha da sorvegliare sono tanti ed impiegherebbe moltissimo tempo. E poi, con le cesoie manuali tradizionali, usate per secoli, la fatica sarebbe immane, inaccettabile.
Ecco, quindi, che entrano in campo squadre di addetti specializzati, provenienti anche dall’estero, persino dalla Nuova Zelanda, che con macchinari moderni, perizia
e velocità, sono in grado di trattare un intero e numeroso gregge in mezza giornata.
Viene allestito il campo in una zona sufficientemente pianeggiante e sgombra, montando uno o due recinti dove radunare gli animali da tosare, che dovranno poi passare uno alla volta in uno stretto corridoio transennato, per giungere così alle postazioni di taglio.
La frenesia regna sovrana. C’è chi si incarica di spingere le pecore ad imboccare il corridoio, chi, alla fine di questo, afferra in modo risoluto ogni singolo capo e, con grande forza fisica, lo trascina per pochi metri fino ad una delle pedane dove un altro operatore attende di prenderlo in consegna.
Con ripetuti e studiati movimenti, si procede con successo alla tosatura. All’animale non resta che assecondare l’azione dell’operatore.
Gli incaricati raccolgono costantemente la lana, risultato della tosatura. Viene stipata in grossi sacchi, utili a farla pervenire al punto di smaltimento. Sono sempre numerosi i sacchi riempiti ad ogni tosatura di greggi.
Con movimenti secchi, decisi, la pecora viene atterrata e sistemata, facendole assumere una posizione considerata corretta per effettuare in modo rapido e preciso il taglio a zero del suo pelo.
Le cesoie meccanizzate vengono guidate da mani esperte e, senza grandi intoppi, in pochissimi minuti la pecora si ritrova privata di tutta la sua lana, apparendo ora buffa nel suo nuovo look.
Una delle cose che colpiscono di più è come le pecore vivono tutto questo, immaginando che non sia da loro considerato un piacevole trattamento quello di essere finite in una sorta di incomprensibile vortice. Appaiono quasi ipnotizzate quando finiscono nelle mani del tosatore, vista la rapidità dei suoi movimenti. Una specie di danza dove i ruoli sono distinti fra chi è attivo e chi, invece, deve dimostrarsi docilmente passivo.
Solo a tosatura conclusa, quando l’animale viene lasciato libero questo si riprende dall’apparente ipnosi e, in pochi secondi raggiunge, correndo, il gruppo di chi è già stato trattato.
Tutto appare funzionare come una macchina perfetta: chi gestisce le pecore prima e dopo, chi le guida verso le postazioni, chi tosa e chi raccoglie la lana tagliata. Poche parole fra gli operatori e rapidi gesti caratterizzano questo duro lavoro fatto di perizia, precisione e forza fisica, e di fatica.
Dal trauma subito le pecore si riprenderanno presto, ed il piccolo sacrificio, anche se temporaneamente travolgente, le salvaguarderà dalla sofferenza provocata da un folto manto di lana aggredito dalla calura estiva.
E come ha detto Matteo, un giovane pastore bergamasco, le sue pecore non dovranno andare in giro d’estate come se indossassero una pesante ed opprimente giacca invernale. Di lana, appunto.
Chi si occupa della tosatura delle pecore è gente esperta, risoluta e, inevitabilmente, pacate anche di una buona forza fisica.
Dopo la tosatura, le pecore sfoggiano un look un po’ particolare, buffo a modo suo.