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La foresta antica di Stubnitz, il regno del faggio.
Avendone notizie da molto tempo, desideravo visitare questa celebrata foresta del Nord della Germania.
Situata sull’isola di Rügen, territorio in buona parte protetto dall’istituzione del Parco Nazionale Jasmund, la foresta di Stubnitz è costituita da un’estesa presenza di faggi selvatici.
Insieme ad altre quattro faggete tedesche, quella del parco di Jasmund è stata inserita dall'UNESCO nel Patrimonio dell'Umanità come "Antica faggeta della Germania".
La sua estensione non è enorme, ed una delle sue particolarità è quella di finire, a Nord, in corrispondenza della candide scogliere di gesso che si gettano nel Mar Baltico.
I facili sentieri che percorrono questa faggeta permettono una completa esplorazione dell’area. Ciò agevola il „contatto intimo“ con i maestosi alberi, così numerosi e belli a vedersi.
Nella frescura del mattino, camminare nel silenzio della foresta è davvero un piacere. Solo il vento, muovendo le fronde degli alti faggi, ed il canto dei pochi uccelli presenti, costituiscono il gradevole sottofondo sonoro alle escursioni.
Il sottobosco non è, in molte zone, particolarmente sviluppato, e questo rende ancor più facile avvicinarsi alle curiosità arboree sparse qua e là, dagli immancabili funghi ad alcuni tronchi dalla forma bizzarra.
Un paio d’ore di semplice camminata lungo il sentiero che permette la traversata da un lato all’altro della faggeta è un tempo adeguato a gustare le bellezze e l’atmosfera che questo luogo sa regalare. E l’epilogo non potrebbe essere migliore: giungere in uno dei punti più panoramici delle candide scogliere che, con circa centosessanta metri di altezza massima, costituiscono davvero un grande spettacolo naturale.
I faggi sono fra i miei alberi preferiti; sono maestosi ed esprimono una loro particolare eleganza. Vederne così tanti, tutti insieme, è davvero qualcosa che colpisce e, chissà perché, un pochino commuove.
E‘ veramente un caro ricordo quello che mi è rimasto della foresta antica di Stubnitz, nel Parco Nazionale di Jasmund, e chissà che un giorno io possa tornarci.
Chissà.
