Reportage

A me è apparsa come una “Terra di mezzo”.

È una località sita nella zona del versante Sud dell’Etna, facilmente raggiungibile in automobile. Qui vi si trova il Rifugio Sapienza, struttura nota anche per essere costantemente citata in tv ogni volta che il vulcano erutta, e c’è anche la stazione di partenza della nota funivia che conduce in quota.

La strada che sale da Nicolosi è già di per sé un’opportunità interessante per incontrare il paesaggio dell’Etna. Poco oltre l’abitato iniziano i campi di lava, spazi ricoperti da roccia scura, frastagliata e tendenzialmente porosa, intervallati da vegetazione anche d’alto fusto.

La pendenza della strada non è poi così impegnativa e la carreggiata è frequentemente larga. Invitanti alcune ampie piazzole di sosta realizzate in corrispondenza di punti panoramici, che permettono una visione sempre più aperta, man mano che si sale, degli estesi campi di lava.

Un grosso parcheggio mi accoglie a quasi 2000 metri d’altitudine.

Non pensavo ci fosse così tanta gente!

La stagione estiva si è conclusa già da un po’ e la presenza dei visitatori dell’Etna immaginavo che fosse ormai al minimo ma, evidentemente, non è così. Una fine di ottobre spiccatamente calda così, però, nessuno se la ricordava, e questo ha indotto molti a prolungare il periodo delle vacanze. E non ho nemmeno scelto un giorno del fine settimana, di quelli sfruttati per gite anche a poco raggio. Ma qui moltissimi sono stranieri, ed un po’ di tutte le età.

Va bene lo stesso. Certo, immaginavo utopicamente la mia prima volta sull’Etna come un momento più da solitario che facente parte di una sorta di folla di vacanzieri. Ma, ripeto, va bene lo così.

Gruppi di persone che vanno da una parte, altri dall’altra; alcuni equipaggiati correttamente per affrontare un’escursione in montagna, diversi (e non pochi) invece, ed incredibilmente, abbigliati come se dovessero andare in spiaggia. Leggere magliette ed infradito ai piedi ne ho contati a decine.

Mentre mi preparavo all’escursione, con in programma di prendere in giornata anche la celeberrima funivia, dal parcheggio dove avevo sistemato l’automobile osservavo i sentieri, quelli visibili già da lì. Alcuni mi sembravano semplici, abbastanza larghi e dalla ridotta pendenza; altri si impennavano su per i versanti delle collinette più o meno alte che caratterizzano questa zona del monte. Sapevo che qui i sentieri sono spesso particolari, con caratteristiche che difficilmente si riscontrano sulle Alpi o sugli Appennini. Ed in fatti, notavo che le persone, se non impegnate in tratti pressocché pianeggianti, evidenziavano alcune difficoltà nel proseguire, sia in salita che in discesa. In particolare, guardando davanti a me un sentiero dalla sensibile pendenza, notavo un ragazzo, non più di trent’anni, che era in grosse difficoltà nella sua discesa. Eppure era dotato di attrezzatura tecnica, completa di buoni scarponi da montagna. Non riusciva a stare in piedi, a fatica percorreva una decina di metri al massimo, e poi si buttava letteralmente a terra con il posteriore per frenare la sua corsa verso il basso. Nel frattempo, un altro gruppetto di persone, adulti e bambini, mi passava a fianco: le magliette leggere e colorate portate con convinzione, insieme a sandaletti ed infradito.

Il meteo non era male, ma si percepiva che i già presenti grossi e scuri nuvoloni si sarebbero moltiplicati nel giro di non molto tempo.

Il mio programma prevedeva una rapida visita ai “Crateri Silvestri”, una semplice escursione di una ventina di minuti per un primo vero approccio al paesaggio lunare dell’Etna, godendo della vista di alcuni coni creatisi in occasione di eruzioni avvenute nel 1892. Poi, più in alto con la funivia.

Messomi quasi in fila con altri visitatori, ho iniziato la mia facile, o presunta tale, camminata che mi ha portato in pochissimi minuti ad una sorta di spiazzo elevato sul piano stradale. Il luogo era discretamente ampio, ed infatti numerose erano le persone che vi stazionavano per godersi il già bel paesaggio, che faceva scorgere pure il fondo di un piccolo cratere.

Ma il sentiero continuava, ed io l’ho seguito, trovandomi, di lì a poco, di fronte ad uno scenario ancora più avvincente perché maggiormente vasto ed articolato. Si vedevano ulteriori crateri, alcuni anche abbastanza profondi, ed altri dal cono relativamente alto. Delle semplici tracce sul terreno in discesa e poi in salita segnalavano che era possibile inoltrarsi per raggiungere il bordo di qualche cratere. Si notavano alcune persone, poche, sparse qua e là che si muovevano lungo i sentieri che si intrecciavano ad una certa distanza da me, e così anch’io ho deciso di non perdere l’occasione per fare questa esperienza escursionistica.

Dapprima, il sentiero da me scelto non presentava vere difficoltà vista la pendenza ridotta, ma quando questa si è fatta un poco più marcata mi sono reso conto che il fondo su cui poggiavo i piedi poteva rivelarsi insidioso, a tratti quasi pericoloso, per via della presenza delle numerosissime pietre tondeggianti di cui il sentiero era ricoperto. Il loro diametro ci aggirava mediamente sui cinque centimetri, e le trasformava in una base molto instabile per i piedi, generando una considerevole fatica fisica per frenare la marcia in discesa e progredire in salita.

Raggiunti uno dopo l’altro certi punti panoramici, alcuni di questi in corrispondenza del bordo sommitale di qualche cratere, sono tornato sui miei passi. Strada facendo, lo sguardo spesso scappava verso il cielo, notando quanto la massa nuvolosa fosse aumentata ed incupita. Inevitabile pensare che salire con la funivia si sarebbe rivelata una scelta sbagliata perché la visibilità in quota oramai era pessima.

Mi sentivo profondamente deluso ma dovevo rassegnarmi.

Che fare ora? Il luogo era indubbiamente molto bello ma, sinceramente, in quel punto un po’ troppo affollato, e ciò toglieva parte del patos immaginato.

Scrutando verso l’alto alla ricerca di un’improbabile apertura della copertura nuvolosa, ho notato una zona dove un sentiero che saliva era percorso da pochissime persone. Una sorta di esplicito invito!

Affrontando questa traccia, notavo che la pendenza era di poco conto e camminare risultava agevole perché i piedi poggiavano su sabbia vulcanica e non su ciottoli instabili. Con nuovo entusiasmo, un passo dopo l’altro, mi sono ritrovato in una zona che appariva in forma di altopiano punteggiato da scure rocce emergenti e, soprattutto, da una vegetazione particolare, costituita da cespugli dalla forma spiccatamente tondeggiante e piatta, e dal colore quasi fosforescente: uno spettacolo!

La brezza si stava facendo vento, e le condizioni meteo erano in peggioramento; inevitabile rientrare.

Con passo veloce, in una ventina di minuti ho raggiunto la mia auto per poi iniziare la discesa, decidendo però di prendere una direzione diversa da quella del mattino, per così godere di nuove vedute sul paesaggio etneo. Scelta premiata!

Percorrendo a bassa velocità la strada, ulteriori incantevoli scorci si sono presentati davanti a me, ricchi di una spettacolare asprezza, fatta anche di colori fortemente contrastanti. Inevitabili le numerose soste per godere di tutto ciò.

È vero, stavolta non mi è stato possibile raggiungere la zona elevata dell’Etna, quella più famosa perché da lì si possono vedere anche le bocche eruttive, ma questo monte così particolare è stato lo stesso generoso o, almeno, io ho apprezzato l’esperienza qui vissuta, e prendo la mancata visita alle quote più alte come un invito a tornare, e ciò non può che essere per me una promessa che non mancherò di mantenere.

Anche tutto l’intorno era di grande suggestione, ed il vagare in quell’area con un cielo dal colore del piombo sulla testa mi ha restituito forti e piacevoli emozioni. Molti i punti di notevole interesse, fra cui alcune condotte laviche, ormai pietrificate, prodotte dallo stesso magma incandescente in movimento durante l’eruzione.

Lo sguardo si soffermava anche sulla sommità dei crateri che mi stavano attorno, seppur a distanza: sembravano garbate colline ma dai versanti decisamente pendenti, dal colore scuro eppure benevole. Qualcuno ne aveva raggiunto il bordo ed appariva come una piccola figura che si stagliava contro il cielo grigio.

Fotografie realizzate con Fuji  X-T4 e Sony a7IV

AVVENTURAFOTO