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Camerino, la città addormentata.

Non me lo aspettavo.

Si, non mi aspettavo di trovarmi in una città di fatto spopolata.

Ad un primo impatto, non sembrava che Camerino fosse stata ferita mortalmente. Come tante altre località delle Marche, ma anche dell’Umbria e del Lazio, questa piccola città è stata colpita dal terremoto del 2016, certamente devastante, capace di cancellare interi nuclei abitati.

Conscio di tale avvenimento, ho deciso di dedicare attenzione a Camerino, pensando di ottenerne un racconto visivo che parlasse innanzitutto di rinascita. Solo quando mi sono ritrovato nel centro storico ho potuto constatare che le cose stavano in ben altro modo.

Vista da “lontano”, ciò che si percepisce è un’apparente normalità. Certo, a ben guardare si nota che di persone in giro ce ne sono pochissime “ma, magari è una questione di orario, visto che è mattino, un poco presto”.

Solo quando si iniziano a percorrere le vie ci si rende conto che si, le facciate dei palazzi sono in piedi ma sono praticamente tutte ingabbiate in strutture di metallo o legno per evitare crolli. Le strade sono pulite, quasi con maniacale attenzione, ma i segni inequivocabili della presenza di vita sono praticamente assenti.

Sembra, proprio, di muoversi in una città addormentata.

Il bel tempo alimenta la suggestione: la luce intensa ed allegra sembra giocare con le strutture architettoniche significativamente lese, offrendo quasi una mitigazione della loro “sofferenza”. Ne scaturisce una situazione quasi paradossale.

Ogni via presenta almeno il 90% degli edifici puntellati, e quasi tutti dichiarati inagibili, seppur sono pochi quelli realmente completamente o parzialmente crollati. Abitazioni, negozi, uffici, magazzini, tutto è stato forzatamente abbandonato, spesso così come si presentava nel momento della scossa tellurica. Colpisce vedere appesi nelle vetrine avvisi o locandine che propongono qualcosa che riguardava i giorni attorno al 26 ottobre.

Cantieri per la ricostruzione ne ho visti ma l’impressione è che non fossero poi così attivi. Qualcosa è stato fatto ma, evidentemente, anche i tecnici e gli operai sono, per così dire, svaniti.

Una delle cose che ulteriormente sorprendono è vedere che numerose porte, ed anche portoni, sono state chiuse a chiave (se ciò era ancora possibile) usando la serratura già presente, per poi aggiungere una catena esterna, magari anche doppia, con uno o più lucchetti, nella speranza così di scongiurare lo sciacallaggio dei possibili malintenzionati ai danni delle abitazioni.

La Camerino nuova è stata costruita in una zona distante qualche chilometro dalla vecchia, e grande è stata la sofferenza degli abitanti nel dover lasciare i luoghi a loro cari. Difficile, allo stato attuale delle cose, immaginare un ritorno. Sorprende, però, imbattersi in quei rarissimi casi dove qualcuno a ripreso a vivere qui, con evidenti mille difficoltà. Di questo può capitare di percepirne piccoli segnali di quotidianità, come, per esempio, uno stendino per i panni messo al sole, che fanno sperare che qui la vita possa rinascere.

Un semplice stendino per i panni che diventa un oggetto di vera commozione.