Suggestione e misticismo a
Nell’appartata Valle Starcia (prov. di Siena, Toscana), non
lontana dalla più conosciuta Val d'Orcia, esiste un'abbazia che
sa restituire tutto il fascino del Medioevo. È l'abbazia di
Sant'Antimo, edificata nel XIII° secolo in stile romanico su
preesistenti costruzioni che la leggenda attribuisce ad una
fondazione voluta da Carlo Magno.
Un gioiello architettonico che sa regalare forti esperienze emotive.
Sant'Antimo
La conca ai piedi del paese di Castelnuovo
dell'Abate accoglie l'abbazia di Sant'Antimo.
L'abside ed il severo campanile della chiesa
esprimono appieno le linee romaniche. A
sinistra si intravede ciò che rimane del chiostro
e del resto delle strutture abbaziali, distrutte
nei secoli e fonte di materiale da costruzione
per alcuni edifici del vicino paese di
Castelnuovo dell'Abate.
L'incompleta facciata della chiesa abbaziale.
Sono evidenti tracce di elementi
d'arricchimento perduti nel tempo.
Fanno da contorno all'edificio secolari ed
imponenti ulivi.
L'austera e suggestiva navata centrale della
chiesa abbaziale, ricca di valore scenografico
amplificato dai vigorosi contrasti di luce.
Il soffitto a capriate lignee della navata
centrale della chiesa. Sulle travature sono
presenti le mezzelune dello stemma di Pio
II, Enea Silvio Piccolomini, a testimonianza
del periodo in cui è stato rifatto il tetto.
Il gioco di relazioni fra navata centrale e
laterali è il risultato della presenza di severe
pareti ingentilite dalle semplici ma eleganti
bifore del matroneo e, soprattutto, dalle
colonne e dai capitelli che sorreggono le arcate
che dividono e distinguono i tre ambienti.
In corrispondenza dell'intersezione fra navata
ed abside è presente, rialzato, l'altare
maggiore. Appena dietro questo spicca il
grande Crocifisso ligneo dipinto medievale (XIII
sec.). E' una rappresentazione di Cristo sulla
croce con gli occhi chiusi in segno di silenzioso
grido di dolore. Il corpo è cinto alla vita da una
fascia di stoffa blu bordata d'oro, semplice e
ricca allo stesso tempo.
Il fregio in bassorilievo del IX secolo che
impreziosisce la porta d'accesso alla sacrestia,
precedente cappella carolingia.
Le pareti delle navate laterali presentano
semicolonne, capitelli ed archi chiusi che ne
infrangono l'uniformità.
Una particolare iscrizione, scolpita sulla
superficie di una colonna posta in prossimità
dell'altare maggiore. Scoprirne la presenza ed
osservarla aumenta la suggestione di un
ipotetico, fantasioso e misterioso viaggio nel
passato.
Lo stemma di Pio II, Enea Silvio Piccolomini,
figura importante per Sant'Antimo per il suo
intervento di rinascita e ricostruzione
dell'importante abbazia, seppur discutibile per
la spoliazione dei poteri e della riduzione
dell'influenza di questa sul territorio
circostante e non.
Uno stilizzato ariete figura su uno degli
elaborati capitelli presenti nella chiesa
abbaziale.
Una semplice pietra tombale presente nella
pavimentazione prossima all'altare
maggiore.
La comunità monastica è tornata a
Sant'Antimo alla fine degli anni '70 del XX
secolo, dimostrandosi da subito vivace anche
per l'apertura alla popolazione della zona.
Ogni giorno, nella chiesa si celebrano le
funzioni dedicate alla regola monastica in
lingua latina e canti gregoriani.
Nel Medioevo era consuetudine da parte dei
pellegrini in transito incidere sulle pietre o sui
mattoni delle costruzioni sacre croci o altri
segni del loro passaggio.
La chiesa abbaziale di Sant'Antimo appare come una splendente gemma nel verde paesaggio della conca che l'accoglie. Una struggente testimonianza di un passato, quello medievale, per noi così
ricco di mistero e fascino.