1/9
MAREGGIATA nella Sacca degli Scardovari
La
del 12 novembre 2019
2/9
Sacca degli Scardovari, Delta del Po, provincia di Rovigo.
É impressionante ciò che si è presentato davanti agli occhi di chi ha percorso la strada litoranea della Sacca degli Scardovari la mattina del 13 novembre 2019. La sera prima si era scatenato l’inferno:
un’intensa mareggiata si è abbattuta sulla bassa costa, colpendo decine e decine di costruzioni, chiamate dai locali palafitte, che qui sono stare realizzate come supporto alla pesca per il ricovero
momentaneo, la pulizia e la predisposizione alla consegna al consorzio che li raggruppa delle cozze e delle famose vongole veraci, che qui vengono coltivate.
Queste strutture in legno vengono edificate ad alcuni metri dalla riva di questa sacca lagunare, appoggiate su pali conficcati nel fondale in modo da elevarle di circa un metro dal pelo dell’acqua.
La mareggiata è stata talmente intensa che l’azione combinata delle alte onde e del forte vento di scirocco ha sollevato decine e decine di queste palafitte, scardinandole dai loro pali d’appoggio e
scaraventandole in acqua o sulla riva. Di alcune di queste non è rimasto quasi nulla, e si stenta a credere che in precedenza in quei punti ne esistessero alcune, tale è stata la violenza delle forze in
campo.
La visione, ora, è affollata da innumerevoli detriti che galleggiano a ridosso della riva o sono adagiati alla rinfusa lungo quest’ultima; quelli che ingombravano la strada sono stati prontamente tolti
perché impedivano il passaggio ad ogni mezzo. Altro materiale di vario tipo giace sul fondale, e non sarà facile il suo recupero.
I danni sono stati, quindi, ingentissimi: dalla perdita delle costruzioni, le palafitte, ai preziosi macchinari al loro interno, indispensabili per l’attività lavorativa. Ma anche barche con i loro motori; e poi
frigoriferi ed i costosi capi d’abbigliamento impermeabili che permettono ai pescatori di muoversi camminando sul fondo sabbioso, immersi ben oltre la cintola.
Gli occhi lucidi per l’accaduto e lo sguardo sconsolato fisso sulla propria palafitta ormai inesistente e sull’apocalittica distesa di materiale galleggiante informe, sono ciò che inevitabilmente accomuna
molti dei pescatori della Sacca di Scardovari il giorno dopo questa eccezionale mareggiata. Parlando con loro, però, emerge quasi a sorpresa un forte sentimento di non rassegnazione, da cui
scaturisce la volontà di mettersi al lavoro a favore di una rapida ricostruzione. Emblematica l’intenzione di ricominciare da parte di un pescatore che sono otto giorni prima della terribile serata aveva
concluso la costruzione della sua nuova palafitta, costatagli molte energie e tanti soldi. Ora, al suo posto un ammasso di legna ed altro materiale di cui era costituita la sua nuova struttura, con gli
attrezzi da lavoro e molti effetti personali sparsi ovunque, in acqua e sulla riva. Diceva di non voler mollare, anche se le lacrime rigavano il suo volto non più giovanissimo e profondamente segnato
dalla salsedine, dal sole e dal vento.
9/9
dei materiali riutilizzabili, e di quel poco
fra macchinari ed oggetti che si potrà
nuovamente usare, impegna i pescatori
nei giorni successivi al disastroso evento
meteorologico. Servirà a risparmiare
qualche soldo nel caso di ricostruzione e
a mantenere la mente occupata,
impedendole di disperarsi di fronte ad
una tale desolazione.
Il recupero