Il quadro geometrico multicolore in cui si trasforma all’inizio dell’estate parte
del Piano Grande di Castelluccio.
Castelluccio
la fioritura
il colore
Dalla fine di maggio a circa metà di luglio, ogni
anno a Castelluccio di Norcia va in scena il
COLORE.
Milioni di fiori, complice anche la semina operata
dall’uomo, disegnano grandi rettangoli dal
fortissimo cromatismo. Sono le colture dei vari
appezzamenti di terreno che, accostati, offrono
una visione impareggiabile, vibrante,
coinvolgente.
ra un incanto, e lo è ancora.
Il terremoto ha distrutto il paese ma l’anima del luogo è intatta.
Era il 30 ottobre 2016, ed in pochi secondi gran parte delle costruzioni è venuta giù:
Castelluccio, il centro abitato, non c’era più.
La mia ultima volta a Castelluccio è stata circa tre mesi prima del sisma, in occasione
dell’annuale, e famosissima fioritura. E sempre così nel mio profondo rimarrà, come
in quell’ultima volta.
Castelluccio, oltre ad essere una vera attrazione naturalistica e paesaggistica per
tutti, è anche uno dei “templi” della fotografia internazionale. Ne sentii parlare per
la prima volta quando ero molto giovane, ascoltando chi ne evidenziava le grandi
potenzialità fotografiche. Raccontava di un enorme campo che sembrava non avere
fine, che stava ai piedi di una collina a forma di cono, e sopra questa un antico
paese. Questo sconfinato campo già dalla fine della primavera si presentava, in
alcune sue parti, ricco dei colori dei fiori che, per le colture seminate o per crescita
naturale, sbocciavano rigogliosi. Mano mano che la bella stagione avanzava,
aumentava sempre più la presenza dei fiori, sia per quantità che per tipologia. Ma
tutti questi fiori non crescevano sparsi casualmente ma suddivisi per varietà e
cromaticità e raccolti in tanti grossi rettangoli, e l’insieme di questi disegnava una
sorta di gigantesco tappeto fatto di coloratissimi riquadri, spesso diversi fra loro.
Dall’alto della collina del paesino la visione inevitabilmente colpiva, maestosa e
quasi commovente. Impossibile smettere di utilizzare la macchina fotografica, mi
dicevano, e così mi veniva raccontato tanto tempo fa.
Moltissime le testimonianze di fotografi, anche famosi, che a Castelluccio sono
arrivati con l’intenzione di offrire una loro visione del luogo attraverso le proprie
immagini, a tal punto che il paese e la sua piana sono diventati mete irrinunciabili
per tutti quelli che, nel mondo, si occupano con passione di fotografia. E così può
capitare di scattare fianco a fianco con qualche grande nome del panorama
fotografico internazionale. Un giorno a me è toccato un inviato del National
Geographic Magazine.
Giungere provenendo da Norcia permette il contatto visivo dalle emozioni più
intense con il paese che appare all’orizzonte e l’intero ambiente che lo circonda,
perché la posizione elevata della strada, quando questa arriva in corrispondenza del
bordo del “grande catino” che racchiude la zona di Castelluccio, regala una veduta
impareggiabile. Qui il Piano Grande si offre nella sua totale maestosità, e se il
mattino è al suo inizio è facile godere dello spettacolo generato dall’intera vallata
riempita da uno spesso strato di nuvole basse, sui lati della quale si alzano libere le
cime delle montagne che fanno da contorno alla zona pianeggiante.
C’è una strada, poi, che attraversa tutto il Piano Grande e porta all’inizio della breve
salita che conduce al paese. Percorrerla è davvero una grande esperienza. Il Piano
Grande ha una forma dolce, i suoi bordi sono arrotondati, perché non è altro che il
fondo di un antico lago e la strada lo divide in due parti, non perfettamente uguali
fra loro. Si passa nel giro di pochissimi chilometri dal paesaggio tipico della steppa,
quasi monocromatico, lasciato a pascolo per gli ovini ed i bovini, a quello
coloratissimo dei campi coltivati a lenticchia o ad altre semenze di interesse umano.
È come se si trattasse di una sorta di metamorfosi, dove il risultato è il trionfo del
cromatismo acceso, quasi impertinente.
Ovviamente, non è possibile lasciare i sentieri tracciati per entrare liberamente nei
campi e calpestare così le coltivazioni (anche se i cafoni non mancano nemmeno
qui), ma, con la dovuta attenzione, si possono individuare molte interessanti
postazioni da dove effettuare scatti fotografici di sicura soddisfazione.
Il paese oggi praticamente non c’è più, ma con questo mio lavoro che riguarda la
memoria vorrei proporre un Castelluccio ancora vivo, segnalando implicitamente e
con forza anche quanto sia difficile e faticosa l’opera di ricostruzione o di
normalizzazione, auspicata da chi qui abitava o manteneva un’attività.
Castelluccio è il luogo della bellezza, e l’energia sprigionata dall’insieme degli intensi
colori della fioritura estiva rappresenta ed evoca la vita. Non può morire.
Tornerò nuovamente a Castelluccio, anche se ora è un paese profondamente ferito,
e continuerò ad amare questo luogo per quello che è stato, che è oggi e in futuro
sarà.
Castelluccio di Norcia, provincia di Perugia. Umbria.
E